iDO FAMILY

27 giugno 2018
SCRITTO DA: The Pozzolis Family
TAG: picnic

Pic-nic all’aria (molto) aperta

Ma come si fa a stare in casa con queste giornate di sole?! Facile, basta che tuo figlio nasconda l'unico mazzo di chiavi sotto il divano, dentro un modellino di camion blindato con un muso da elefante che ha visto tutto, ma non fa la spia, neanche se lo minacci di chiuderlo in una stanza con tre topi affamati, che si può rimanere sigillati tra le quattro mura almeno fino a che non saltino fuori. O almeno fino a quando non arrivano i vigili del fuoco. Ma fortunatamente, questa volta, non è stato necessario.

"Eccole, stavano qui sotto!" Dico ad Alice

"Gioppi... Non potevi dircelo invece di farci ribaltare l'intera casa?"

"Ma faceva ridere!" dice allargando le braccine.

Senza perdere tempo, prendiamo gli zaini e usciamo.

"Ma lasciamo tutto così in sala?" dice Ali indicando l’ammasso di vestiti, giocattoli, resti della cena sul tavolo.

"Sì, almeno se entrano i ladri pensano che siano già passati i loro cugini!"

Stiamo per scendere le scale quando noto che Alice ha vestito i bambini come se dovessimo fare un pic-nic in Alaska.

“Che dici, siamo a giugno, gliela vogliamo togliere la giacca a Olivia?” Chiedo.

“Guarda che siamo sulle Dolomiti, il tempo cambia in un attimo!”

“Ok, ma almeno le posso togliere gli scarponcini in pelo di animale infeltrito, le collant e il maglione?”

“Vediamo com’è fuori, poi decido”.

“Decido”, capito? Non sapevo avesse conquistato nella notte, il diploma di: “Capisco come vestirti guardando il barometro”. Usciamo per strada e ci sono si e no 35°, Olivia sta iniziando a sudare come una melanzana sotto sale.

“Sì, forse… è meglio se togliamo un po’ di roba ad Olly. Anzi, Giosuèèè! Vieni che ti tolgo la felpa!”

Ma mio figlio ci ha già pensato da solo e corre felice con la sua maglietta giallo fosforescente, così brillante che lo potremmo ritrovare anche se si perdesse in un bosco di notte.

Olivia, rimasta con il solo vestitino da marinaretta, sbatte i piedini felice, roba che se fosse un cagnolino, starebbe scodinzolando.

Ci mettiamo in cammino, la strada da percorrere è poca, a soli 600 metri, ci aspetta un bellissimo pratone che sembra il paesaggio dello sfondo di Windows95; dicevo, a soli 3 minuti, che diventano però trenta visto che Giosuè si ferma ogni volta che vede un sassolino da lanciare, (e qui in montagna diciamo che il materiale non manca di certo).

Dopo aver riempito ogni buco, tombino e vasca di ogni fontanella del corso, giungiamo finalmente a destinazione. Un’ora dopo.

Se il mare aperto lo hanno chiamato "il grande blu", beh, allora qui ci troviamo di fronte "all'immenso verde".

“Ma siamo certi non abbiano disseminato il prato di trappole per orsi?” Chiedo ad Alice.

Per noi milanesi, abituati a condividere 100 metri quadri di prato con sessanta famiglie, biciclette e barbecue compresi (e sempre ovviamente con vento a sfavore) stendere un plaid, e non avere nessuna che ti fuma in faccia nel raggio di 300 metri, lasciatemelo dire, ha del miracoloso.

Individuiamo un punto d’ombra sotto un albero, e immediatamente lo occupiamo. Subito ne approfitto per scattare una bella foto, prima che il tempo cambi, prima che un tornado improvviso ci recapiti in tre minuti una perturbazione che attualmente sta annaffiando la Slovacchia. Alice inizia a disporre i piattini di plastica che immediatamente vengono lanciati da Gioppy, sembra una piccola flotta di Ufo in assenza di carburante. Mentre Alice li recupera prima di ricevere una multa da una guardia forestale mimetizzata da ortica, io mi stravacco sul mio nuovissimo plaid.

Il plaid, che invenzione fantastica! Ma perché non fanno dei plaid da tavola? Mi spiego…. i plaid del pic-nic non hanno nulla a che fare con le tovaglie a quadrettoni che ricoprono le nostre tavole, a differenza loro, hanno dei colori così accesi, così sgargianti, che sono in grado di far scomparire qualsiasi tipo di macchia di cibo! Ma non perché siano fatti con chissà quale fibra auto lavante, no! È perché sono già macchiati all'origine: la ditta, per colorarli, usa una tintura fatta con del ragù di carne e spinaci al burro, non c’è altra spiegazione! Sono sporchi ma senza perdere l'eleganza tipicamente scozzese che li contraddistingue. E non puzzano! Sempre che a macchiarli non sia il contenuto di un baby pannolino. A proposito… “Gioppy, hai fatto cacca?”

“No….”

“Guardati in giro” gli dico, “vedi per caso qualche mucca, cane o altro essere ruminante che possa aver generato questo odore?”.

“Tu!”

“No caro…”

“Olly?”.

Alice alza Olivia come una coppa, l’annusa, e la scagiona.

“No, signorino, adesso papà ti cambia! Giamma tocca te, ho già dato stamattina”.

Apro lo zaino, quello dei vestitini, cerco i pannolini ma nada. Afferro il secondo zaino, quello dei giochi, magari qui ci trovo almeno le salviette!

Niente, c’è solo il peluche di un cavallo rosa con una criniera multicolor che mi fissa con due enormi occhi blu che sembrano parlarmi...

“Non vorrai mica riempirmi con la deiezione di tuo figlio?!”

“Non sapevo che all’accademia della crusca avessero una stalla per rinchiudere i pony laureati in lettere”.

Ripongo il quadrupede e prendo la borsa frigo, magari sai, nella fretta, Alice li ha ficcati qui, tra le friselle e la burrata.

Giamma! Ti muovi a cambiarlo o no?”

“Sapessi dove li hai ficcati! Dice che si offende se gli metto uno dei tuoi?”

“Giamma…”

“Si Alice, ho capito che il mio nome lo sai, non continuare a ripeterlo, mi vuoi dire dove sono i pannolini?”

“Tu non li hai presi?”

“No”.

“Bene, ragazzi, si torna a casa” dice freddamente Alice.

“Come si torna a casa?” E mentre faccio questa domanda, un fragoroso rumore proveniente da Olly, pone fine alla “questione” permanenza.

“Bambini, si torna a casa!”

PS: Sulla strada del ritorno si è messo a piovere a dirotto, abbiamo coperto Giò e Olivia che non hanno per niente subìto il cambio termico, mentre Alice, giace sotto le coperte con 38° di febbre. Io, mi appisolo sul divano davanti alla tv, sotto il mio plaid da pic-nic; e che faccio, l’ho appena comprato e non lo uso?!